Erbario #2
giugno 2021
Proviamo a camminare in una foresta, in un bosco delle Alpi o degli Appennini. Cosa vediamo intorno a noi? Alberi, felci, terreno, funghi, scoiattoli, uccelli, e poi l’aria, il soffio del vento che fa stormire i rami; il sole, il cielo, le nuvole. Ci sono le relazioni fra tutti i componenti, che sono forse più significative dei singoli viventi. Il vivente deve respirare, le piante verdi devono ripristinare l’ossigeno assorbito con la respirazione, ciascuno deve mangiare, poi lascia dei residui che sono risorse per altri esseri. Quando un vivente muore, la materia che ne costituiva il corpo è di nutrimento ad altri viventi. Come esempio, i funghi vivono sulle sostanze in decomposizione, l’erba e le altre piante vivono sulle sostanze di scarto degli animali. Tutto il complesso resta in sostanza ciclicamente simile a se stesso, almeno se consideriamo i tempi che qui ci interessano (milioni di anni o meno).
La Terra, che ha la capacità di reagire alle piccole modifiche, cercherà di mantenere la situazione dei suoi componenti entro valori vitali, ma la sua capacità ha dei limiti. Infatti l’Ecosistema totale si comporta come un essere vivente: anche il mio organismo ha la possibilità di riportare la temperatura interna entro la fascia 36-38 gradi che mi consente di vivere e scrivere queste righe, ma se qualcosa forza la mia temperatura fuori da quella fascia per tempi apprezzabili, non riesco a riportarmi in situazione vitale, ed è la fine. Così avviene per la Terra e per i complessi (ecosistemi) che ne fanno parte, come la foresta.
Anche le emozioni che si provano nell’immersione in una foresta intatta possono essere scambi con questi esseri senzienti. Non si tratta di “superstizioni superate dal mondo immaginario magico”, come pretendono i nostri bravi scienziati meccanicisti-materialisti-riduzionisti.
Solamente l’uomo, soprattutto occidentale, deviando dal suo fine necessario ed estraniandosi, con le sue stesse mani, dalla comunità degli altri viventi, il più delle volte dimentica la bellezza e la gioia della vita universale, e trascura di rendere lode alla loro fonte, imprigionandosi in una triste gabbia, fatta di nichilismo e di pessimismo esistenziale, le cui barre sono costituite dall’idolatria della Ragione strumentale e calcolante…
Noi crediamo di sapere tutto del mondo della natura. In genere, però – almeno nella prospettiva della scienza occidentale moderna – abbiamo trascurato di considerare la presenza di una dimensione spirituale che, così come si manifesta nell’uomo, indubbiamente è presente in ogni altro ente naturale: vegetale, minerale, acqua e aria comprese.
guido dalla casa, L’ecologia profonda

Faggio
(Fagus sylvatica L.)
famiglia
Fagacee
Detto anche faggio comune o faggio occidentale, il suo areale si estende in tutta Europa toccando il confine orientale tracciato dai monti del Caucaso, dove prospera il Fagus Orientalis. Cresce tra i 700 e 2000 m di altezza, ma lo si ritrova anche in pianura, in terreni umidi e ombreggiati.
Il termine latino “fagus” trae origine dal sostantivo greco-dorico “phāgós”che indicava una quercia dai frutti edibili; il termine “sylvatica” deriva dal latino “silvaticus (che vive nei boschi)”.
Periodo di fioritura: maggio.